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venerdì 3 luglio 2009

Il video di Shalaam e le regole infrante

Nei post precedenti abbiamo parlato spesso di Retroguard Journalism, in opposizione al Vanguard Journalism propugnato da Current Tv. Il giornalismo di Retroguardia, come lo abbiamo chiamato, consiste nell’eclissarsi come giornalista, sparire, per lasciare parlare la realtà, nella maniera più oggettiva possibile.
Retroguard e Vanguard sono modalità differenti di Citizen Journalism, documentazione dal basso, racconto dei cittadini spettatori che diventano protagonisti dell’informazione.
Avevamo anche stilato dieci regole, ma le regole, come abbiamo detto, sono fatte per essere infrante. Negli ultimi video, quello di Giovanni sui mestieri di Ballarò, e soprattutto quello di Shalaam, ci sono casi esemplari di ciò.
Le domande che Giovanni pone a don Giovanni di Santa Chiara sono ridondanti, potevano non esserci, ma per il ragazzo erano importanti, e abbiamo deciso di mantenerle. Lo stesso si può dire delle domande poste a Puccio, il pescivendolo del mercato. Potevano non esserci, anche perché il discorso filava ugualmente, ma per i ragazzi sperimentare nuovi modi di comunicare e raccontare è fondamentale. In alcuni casi devono essere liberi anche di sbagliare.
Altro discorso per l’altro video, sul calcio di strada a Palermo, di Shalaam.
Shaalam viene dal Bangladesh, segue i nostri corsi da diverse settimane ed è una spugna. Riesce ad assorbire le informazioni, è avido di sapere, ma allo stesso tempo umile, segue i consigli, ma poi li rielabora a modo suo.
Ha realizzato un servizio sul calcetto che i ragazzini giocano per strada, per riappropriarsi delle città. I ragazzi intervistati, coi quali è in rapporto di amicizia, utilizzano un parcheggio municipale nel centro di Palermo per giocare a pallone. Shalaam è uno di loro, ha preso la videocamera in mano e ha posto ai suoi amici le domande che gli passavano per la mente, libero di muoversi a suo piacimento, di seguire l’azione, di non perdersi in stupide regole modello Cnn o Reuters. Un vero e proprio esempio di Citizen Journalism che non può essere etichettato né come Vanguard né come Retroguard.
Il risultato è stato abbastanza soddisfacente. Shalaam è bravo a intervistare, a incalzare gli altri con domande, e chi dirige i laboratori lo sa bene. Chiede sempre come funziona quello, come funziona questo, un curioso naturale, del mondo attorno a sé.
Tra l’altro è un lavoratore instancabile. Subito si è messo al lavoro su un altro servizio, di prossima uscita, in cui stavolta ha seguito le dieci regole del Retroguard che avevamo stilato a suo tempo. Gli abbiamo chiesto di seguire le regole, non per imbrigliare la sua fantasia, ovvio, ma per il semplice fatto che le regole, secondo noi, si possono infrangere solo se si sono interiorizzate, solo se si ha una perfetta conoscenza di esse.

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