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martedì 12 maggio 2009

Scrittura da Blog e Retroguard Journalism… quattro appunti democratici

“Quando tutti lo comprenderanno con la chiarezza ch’io ho, tutti scriveranno. La vita sarà letteraturizzata. Metà dell’umanità sarà dedicata a leggere e studiare quello che l’altra metà avrà annotato. E il raccoglimento occuperà il massimo tempo che così sarà sottratto all’orrida vita vera. E se una parte dell’umanità si ribellerà e rifiuterà di leggere le elucubrazioni dell’altra, tanto meglio. Ognuno leggerà se stesso”. Le confessioni del Vegliardo, 4 aprile 1928.
Il vegliardo in questione è Zeno Cosini, già protagonista della Coscienza di Zeno, ora ritrovato in questo secondo romanzo, incompiuto per la prematura morte dell’autore, Italo Svevo, in un incidente stradale. Italo Svevo, al secolo Ettore Schmitz, praticamente sta parlando dei blog. Quando una parte dell’umanità si ribella, e si rifiuta di leggere le elucubrazioni (leggi masturbazioni mentali) dell’altra, “ognuno leggerà se stesso”; nell’epoca di Internet e della massima capacità di comunicazione, ecco che arriva il rinchiudersi in se stessi, il raccoglimento, nell’incomunicabilità consapevole e coerente di chi scrive per se stesso, e nient’altro.Credo sia importante segnare alcuni appunti, per riflettere su come si scriva un blog, scrittura ormai alla portata di chiunque, non servono certo iscrizioni all’ordine dei giornalisti per scrivere un blog. Ci sono diverse annotazioni da allegare a questo punto, soprattutto per quanto riguarda lo stile. Nei blog assistiamo alla scomparsa del labor limae, del lavoro di rifinitura. La scrittura del blog ti costringe a tralasciare la “politezza” formale, il bellettrismo, e anche lo stile si modifica a causa del mezzo di comunicazione. “Il mezzo è il messaggio”. Ancora a citare Marshall Mcluhan, vabbuò, ho finito or ora di citare Italo, Marshall è un passo avanti di quasi mezzo secolo. Lo stile, dicevo, diventa meno formale, colloquiale. Le parole desuete vengono sostituite dalle parole ordinarie; anche “desuete” sarebbe meglio sostituire, con “insolite”. Per non parlare di “politezza” e “bellettrismo” da abolire direttamente, cancellare. Parole che non vanno dritte al punto, allungano il brodo e basta. Inutile compiacimento d’autore. Anche fastidioso.Abolire anche i punti e virgola. Aut aut. O usi le virgole, virgola, o usi i punti. Punto. Per ragioni di stile? Mi si chiederà. No, semplicemente perché i punti e virgola non sei abituato ad andarli a cercare nella tastiera e quindi perdi troppo tempo. Talvolta però metterne qualcuno a casaccio, per dimostrare che non si dimenticano. La velocità nella scrittura bloggistica è tutto.Stile paratattico, quasi nominale, perché i verbi ausiliari, i verbi servili appesantiscono troppo lo schermo, e ci si rischia di perdere, appresso alle volute fraseologiche. Non si va dritti al punto. E, dicevamo prima, la velocità è tutto. Lo dicevano anche i futuristi, un secolo fa. Quest’anno ricorre il centenario del primo Manifesto. Quindi celebriamolo con velocità.Posto che il fine del blog sia “ognuno leggerà se stesso”, allora meglio essere perspicui, ops volevo dire chiari, almeno a se stessi. L’unico labor limae consentito diventa questo: asciugare, eliminare, in ossequio all’economia fonatoria che domina i meccanismi linguistici, ops “economia fonatoria” facevo meglio ad evitarlo. “Per decidere se [il testo] è Bene o Non Bene, abbiamo una regola molto semplice: il tema deve essere vero.Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo. Ad esempio, è proibito scrivere: «Nonna somiglia a una strega»; ma è permesso scrivere: «La Gente chiama la Nonna la Strega».È proibito scrivere: «La Piccola Città è bella», perché la Piccola Città può essere bella per noi e brutta per qualcun altro. Allo stesso modo, se scriviamo: «L’attendente è gentile», non è una verità, perché l’attendente può essere capace di cattiverie che noi ignoriamo. Quindi scriveremo semplicemente: «L’attendente ci regala delle coperte».Scriveremo: «Noi mangiamo molte noci», e non: «Amiamo le noci», perché il verbo amare non è un verbo sicuro, manca di precisione e obiettività: «Amare le noci» e «amare nostra Madre», non può voler dire la stessa cosa. La prima formula designa un gusto gradevole in bocca, e la seconda un sentimento.Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di sé stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.” Agota Kristof, Trilogia della città di K., Einaudi 1998, pp 26-27./ Per quale ragione postare in un blog di video e foto una discussione stilistica e letteraria? Per la stessa ragione per cui il primo post era dedicato al retroguard journalism. Retroguard journalism e asciuttezza stilistica vanno di pari passo. Semplicità, andare dritto al punto. Le buone regole che servono per scrivere un buon blog, una su tutte non usare tutti i segni di interpunzione che abbiamo a disposizione, valgono anche per le riprese. Solo che troppo spesso nella scrittura, allo stesso modo che nelle riprese, ci lasciamo prendere la mano, e diamo giudizi di merito sul mondo. Lo modifichiamo a nostro uso e consumo. Non bisogna abbellire il mondo, non bisogna necessariamente amarlo, ma amare descriverlo (o filmarlo). Il tema deve essere vero. Descrivere ciò che vediamo, sentiamo, facciamo. Dobbiamo attenerci alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di noi stessi. Evitare giudizi di valore. Evitare opinioni personali. Evitare parole e verbi che definiscono i sentimenti. Punto. Punto e virgola. Ma sì. Abbondiamo. Contraddiciamoci. Non facciamo i provinciali.

P.S.: Last but not al limone, non scrivere mai post troppo lunghi, in un blog, oppure la gente si annoia e non li leggerà mai fino alla fine
21:17:48 . 21 Apr 2009

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