Le donne di San Gregorio, lavoro di Francesca Comencini sul terremoto in Abruzzo.
Le interviste alle donne della tendopoli di San Gregorio sono messe in fila, con qualche immagine di copertura infilata qua e là. Il video è semplice e diretto. Va al punto. Non c’è la necessità di abbellire-falsare il film usando, ad esempio, la colonna sonora (senza alcuna connessione con il soggetto filmato, come nel video, già segnalato, di Michele Placido), c’è un più elegante audio ambiente. Inoltre la regista non ha bisogno di entrare continuamente nel campo visivo come nel video, già ampiamente citato, del solito Placido. È avvenuta quella che, in un precedente post, avevo chiamato l’eclissi del giornalista. Una videocamera e un intervistato. L’operatore alle riprese, semplicemente, scompare; anche una sua pur minima espressione facciale infatti potrebbe influenzare il giudizio dello spettatore. Il filmato nasce dalla consapevolezza che il mondo è già interessante per se stesso, non servono movimenti di macchina arditi e zoom a profusione per renderlo più interessante. Il ritmo è lineare perché quello che si racconta è lineare. Semplice. Reale. Last but not al limone, Francesca Comencini dimostra di non amare necessariamente ciò che filma. Ma ama filmarlo.Alla base del suo film c’è, e ci deve essere, un atto di amore.
23:02:41 . 05 Mag 2009
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