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martedì 12 maggio 2009

Un po’ di appunti sul Retroguard Journalism

Ultimamente Current tv, la televisione di Al Gore, ha inaugurato il Vanguard Journalism. Giornalismo di avanguardia. Secondo la definizione di wikipedia si tratta di un “nuovo (?) modo di fare giornalismo che stravolge con successo la metodologia classica dell’inchiesta”. Sempre secondo stessa fonte: “I vanguard journalists propongono inchieste di taglio investigativo, rigorosamente realizzate sul campo e in prima persona.”Le inchieste che ho avuto modo di visionare sono sicuramente interessanti, ma non rispondono precisamente alla mia idea di servizio giornalistico. Molto da ridire ci sarebbe anche sull’aggettivo “nuovo”. In che senso nuovo? Da che mondo è mondo, da quanto ne so, andare a verificare la notizia risponde pienamente alla “metodologia classica dell’inchiesta.”Stilisticamente l’unico punto in comune che ho trovato fra le inchieste visionate è un eccessivo protagonismo da parte del giornalista sottolineato anche dai montaggi musicali che accentuano il punto di vista di chi confeziona il servizio. L’eccessivo protagonismo del giornalista a me sembra un modello superato; il vate, l’eroe dannunziano, fortunatamente, non esiste più. Il reporter di guerra non rischia più la vita, non più di un operaio specializzato che va a lavorare in zone di guerra. Quindi non si merita nessuna corona di alloro giornalistica.Meglio, molto meglio i montaggi semplici, modello Reuters tv, che potrebbero definirsi polemicamente Retroguard Journalism. Non servono orpelli, dissolvenze e tendine, si va dritti al punto, al messaggio. Audio ambiente, immagini neutre e pochi movimenti di macchina, inquadrature per lo piu' fisse, e interviste senza la domanda del giornalista. Migliorare il mondo attraverso il montaggio è una presunzione di onnipotenza che lo spettatore non si merita.Con il modello Reuters si arriva all’eclissi del giornalista.Per proporre due esempi abbastanza semplici e secondo me abbastanza esemplificativi di due tendenze opposte di inchiesta giornalistica basta guardare i video realizzati in Abruzzo, rispettivamente da Paolo Sorrentino e da Michele Placido. Nel primo caso si potrebbe parlare di Retroguard Journalism, si assiste all’eclissi del giornalista: c’è solo l’audio ambiente, un argomento viene messo all’attenzione di tutti (l’assegnazione delle tende) senza retorica o giudizi (e pregiudizi) di parte. Nel secondo caso si potrebbe parlare di Vanguard Journalism, Michele Placido tende ad accaparrarsi la scena (“mio nonno, mio nonno è stato emigrante…), propone e propina la morale, anche attraverso il commento musicale. Le interviste sono volte alla commozione del pubblico, non c’è la possibilità di operare un giudizio non influenzato dal punto di vista, ingombrante, del giornalista.
22:31:17 . 14 Apr 2009

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